Abstracts
 
 

1.      Alderighi, M. e O. Baccelli - La liberalizzazione nel settore del trasporto aereo, conseguenze sul sistema di regolazione del rapporto vettori- aeroporti in Italia.

2.      Barra, L. – Intermodality e dry channel

3.      Basta, M. e L. Chernyavs’ka - Prospettive della navigazione a corto raggio: stato dell’arte, analisi della domanda e possibili linee policy. Caso studio sul nord ovest italiano.

4.      Benacchio, M. - Politiche tariffarie nel trasporto aereo passeggeri e dinamiche indotte dalla concorrenza

5.Bergantino, A.S., Billette de Villemeury, E. e A. Vinella - A Model of Partial Regulation in the Maritime Ferry Industry

6.      Campanai, M., Ferilli, G. e R. Rosini, Il progetto GILDANET: elementi di processo ed organizzazione di filiere multimodali transnazionali

7.      Cariou, P.  e Liliya V. Chernyavs’ka - The Evolution of LNG Transportation: Towards what Organisational Paradigm?

8.      Cazzaniga Francesetti, D. - Priorita’ nei porti italiani: competitivita’ e concorrenza, note.

9.Cirà, A. e F. Carlucci - Metodi di trasporto ed efficienza nell’approvvigionamento energetico

10. Critelli, G., Marino, D., e D. Musolino - Inquinamento da traffico, “problema auto” e ruolo del TPL: alcuni aspetti di  economia e di politica urbana

11. D’Agostino, Z. - Dinamiche e peculiarita’ del mercato italiano del trasporto ferroviario delle merci

12. Danielis, R. - Evidenze empiriche sull’inquinamento atmosferico da traffico nei paesi europei

13. Evangelista, P. - Information technology e logistica: il caso delle piccole imprese logistiche e di trasporto italiane  

14. Forte, E. e L. Siviero - Logistica Economica, intermodalità e modelli di rete

15. Gardina, M. - Promozione e marketing territoriale dell'aereoporto di Ronchi dei Legionari: criticità e punti di forza dell'area di riferimento.

16. Giordano, R. - Patto e Piano della Logistica per la competitività del Sistema Paese

17. Grea, G., Milotti, A. e C. Vaghi - La liberalizzazione del trasporto ferroviario delle merci in Europa – analisi dello scenario attuale e Metodologia di valutazione

18. Gregori, T. - La chiusura dei centri urbani secondo una guerra di attrito

19. Lattarulo, P. - traffico e inquinamento: i danni per la salute dell’uomo e i costi sociali strumenti per la definizione di politiche di prezzo

20. Maffii, S. ed E. Pastori - Costi e intensità di trasporto

21. Maggi, E. e I. Mariotti- L’internazionalizzazione del settore logistico italiano: il ruolo degli attori stranieri

22. Marcucci, E. e V. Gatta - Modelli a scelta discreta per il benchmarking della qualità nel trasporto pubblico locale

23. Marletto, G. – La globalizzazione e l’attraversamenteo delle Alpi: opzioni alternative di politica dei trasporti

24. Massiani, J. - Spiegare e misurare l'eterogeneità nel valore tempo delle imprese.
25. Mazzarino, M. - Processi di internazionalizzazione e logistica di distretto: un’analisi di benchmark

26. Morchio, E. - Una carta dei servizi nel settore portuale: problematiche e opportunità

27. Musso, E. e C. Ferrari - Infrastrutture, occupazione, sviluppo: elementi per la governance delle regioni marittimo-portuali

28. Musso, E., Burlando, C. e C. Sillig - Mobilità urbana: dai permessi scambiabili ai permessi di circolazione

29. Paglione, G. - City logistics: the need for behavioral model 
30. Pazzaglia, P. - Nuovi scenari per i trasporti internazionali merci. Dall'oriente in treno.
31. Ragazzi, G. e J. Massiani - Privatizzazione e regolazione delle autostrade : situazioni a confronto
32. Rotaris, L.  - Le determinanti culturali e socio-economiche del valore della mobilità e dell’ambiente

33. Sanguineti, S. - Problematiche nell’applicazione di procedure competitive per l’assegnazione della gestione del servizio ferroviario

34. Sanguineti, S. - Tariffazione dell’infrastruttura ferroviaria: analisi della Direttiva 14/2001/UE e introduzione ai concetti di costo di congestione e costo di scarsita’

35. Senn, L., Grea, G. e A. Milotti - Proposta di uno schema di definizione di una gerarchia infrastrutturale a servizio dei processi decisionali pubblici

36. Siciliano, G., Vaghi, C., Ruesch, M. e H. Abel  - Indicatori di qualità e performance per i terminal intermodali europei

37. Spirito, P. - I trasporti tra globalizzazione e crisi dell'ultimo miglio  
38.Tabacco – Deregulation and Industrial Concentration in the European Airline Industry

39.  Torbianelli, V. - Globalizzazione dei trasporti e mercati del lavoro

40. Vaghi, C. e M. Pastanella - Valutazione ex post dei benefici sociali e ambientali di una sperimentazione di city logistics
41. Varrone, M.E. e F. Iannone - La Campania e il Mediterraneo meridionale e sud-orientale: le relazioni commerciali e la rete dei servizi marittimi di linea
 

La chiusura dei centri urbani secondo una guerra di attrito

 
Tullio Gregori
Università degli Studi di Trieste
 

In questo lavoro si analizza il problema della chiusura di un centro urbano utilizzando il noto approccio di teoria dei giochi relativo alle guerre di attrito. Infatti, secondo questa modellistica due gruppi di agenti si fronteggiano per decidere se tenere aperto il centro urbano o chiuderlo alla circolazione. I due gruppi, che possiamo identificare come i residenti ed i pendolari, hanno ovviamente diversi interessi che portano ad una decisione collettiva basata non su usuali criteri decisionali, ma sulla forza di pressione del gruppo di appartenenza. In questo contesto appare naturale adottare un approccio di guerra di attrito asimmetrica già utilizzato in diversi contesti, quali  ad esempio la fornitura di beni pubblici (Bliss e Nalebuff, 1984) o il ritardo nella realizzazione delle politiche di stabilizzazione (Alesina e Drazen, 1991). Scopo del lavoro è mostrare come questi modelli si possono applicare anche al contesto della circolazione nei centri urbani, spiegando in parte la notevole variabilità di soluzioni adottate in ambito nazionale ed internazionale.

 

Il progetto GILDANET: elementi di processo ed organizzazione di filiere multimodali transnazionali

 

M. Campanari, G. Ferilli, R. Rosini

Regione Emilia Romagna – Servizio Pianificazione dei Trasporti e Logistica

 

Il tempo, la velocità, l’accuratezza delle transazioni, dei flussi informativi e dei processi distribuitivi rappresentano fattori essenziali per le industrie che trattano prodotti caratterizzati da un breve ciclo di vita e/o durata a magazzino, in particolare prodotti destinati al consumo, prodotti alimentari, e prodotti ad alta tecnologia. Il settore dei trasporti ha sicuramente assistito ai più recenti sviluppi delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Tuttavia, seppur realizzati a partire dalla migliore tecnologia disponibile sul mercato, gli attuali sistemi ICT e i servizi di supporto alle operazioni di pianificazione, gestione e controllo della logistica distributiva e del trasporto intermodale non sembrano essere in grado di soddisfare le crescenti esigenze del trasporto intermodale transnazionale. Allo stesso modo, tali sistemi, il cui ambito di applicazione risulta spesso assai limitato, non riescono a generare condizioni di mercato interessanti sia i fornitori di servizi ICT che per gli utilizzatori (potenziali) di tali sistemi. Il progetto GILDANET ha definito un approccio all’interoperabilità tra sistemi ed ha proposto alcune soluzioni per lo sviluppo delle capacità logistiche connesse alle tecnologie necessarie nella gestione del trasporto intermodale.

L’obiettivo di GILDANET è aiutare le imprese a colmare le lacune esistenti nel settore della logistica, dei trasporti e dei relativi sistemi ICT (e-logistics). Nell’ambito del progetto, il concetto di e-logistics è stato necessariamente associato a quello, più generale, di global e-business community (comunità commerciale globale), luogo virtuale in cui le imprese di ogni dimensione e di ogni settore possono: 

q       trovarsi l’un l’altra attraverso sistemi informatici

q       effettuare transazioni commerciali attraverso lo scambio di messaggi elettronici che utilizzano sistemi/strutture di messaggistica standard

q       adottare modalità, procedure e processi di business caratterizzate da una semantica chiara e condivisa

q       gestire elettronicamente accordi commerciali standard o convenuti

q       utilizzare quanto più possibile applicazioni reperibili nel mercato a prezzi contenuti (COTS - Commercial off-the-shelf)

 

L’operatività di sistemi di e-logistics è ancora spesso limitata alle grandi aziende che creano ambienti e sistemi informativi “ad hoc” di cui fanno parte anche tutti i loro partner tecnici e commerciali. In questo caso una PMI (piccola-media impresa) che opera con una grande azienda (leader della filiera) non può fare altro che adottare il sistema fornito da questa e accettare le procedure e le modalità operative che tale sistema supporta.

Per permettere a una PMI di divenire partner di una o più filiere di trasporto transnazionale e intermodale è invece necessario garantire standard condivisi, architetture aperte, alcune best practice e l’adozione del WEB quale piattaforma comune; tutto questo può garantire al contempo costi limitati e facile accesso ai servizi.

L’attiva partecipazione delle PMI coinvolte nella filiera del trasporto multimodale e l’adozione di sistemi di e-logistics mediante:

q       Promozione del commercio internazionale grazie all’interoperabilità dei sistemi ICT (prenotazioni, tracciabilità e rintracciabilità, fatturazione ecc.) e definizione di processi di cooperazione condivisi;

q       Riduzione dei costi e dei tempi relativi ai flussi di comunicazione e allo scambio di dati e informazioni (attraverso l’adozione di standard);

q       Riduzione del divario tecnologico tra le PMI e gli operatori leader di mercato;

q       Cooperazione efficace ed efficiente tra tutti gli attori che operano nella filiera,

q       Forte mutamento culturale a favore della condivisione di informazioni e di un modello cooperativo grazie all’impiego delle tecnologie più all’avanguardia.

 

Si è pertanto sviluppato un possibile modello di collaborazione applicabile alle aziende interessate secondo la  metodologia di modellazione UMM (Unified Modelling Method), utilizzata per l’analisi dei cosiddetti processi cooperativi tra imprese in particolare per l’identificazione di soluzioni e-business. Sono state sviluppate le quattro viste denominate rispettivamente BDV (Business Domain View), BRV (Business Requirement View) BTV (Business Transaction View) e BSV (Business Service View).

Il progetto GILDANET ha proposto un approccio innovativo alla valutazione dei processi di catene multimodali transnazionali affrontando anche il tema dei costi di gestione dei processi stessi ed i costi di scambio informativo.

Sono state realizzati 3 progetti pilota di cui saranno illustrati i risultati e le prospettive future. In particolare, applicazione dei risultati ottenuti relativamente a due catene distributive di beni deperibili: il primo esempio relativo allo sviluppo di un modello commerciale e all’analisi dei processi cooperativi tra diversi operatori della catena distributiva; il secondo relativo alla prospettiva di applicazione della tecnologia e delle soluzioni GILDANET al fine di pianificare, gestire e monitorare una catena distributiva multimodale e transnazionale.

 

 

La liberalizzazione nel settore del trasporto aereo, conseguenze sul sistema di regolazione del rapporto vettori- aeroporti in Italia.

 

Marco Alderighi*, Oliviero Baccelli**

** Università della Valle d’Aosta, Università Bocconi.

** CERTeT, Centro di Economia Regionale, dei Trasporti e del Turismo dell’Università Commerciale L. Bocconi, Milano

 

Il settore del trasporto aereo è in forte evoluzione: l’esplosione e il rafforzamento dei vettori low cost, il cambiamento del ruolo delle alleanze, anche attraverso fusioni, la concorrenza dei sistemi ferroviari ad alta velocità e le difficoltà derivanti dal contesto macroeconomico mettono a dura prova gli assetti del settore. Molte di queste tensioni, frutto delle dinamiche concorrenziali all’interno del mercato del trasporto passeggeri di medio - lunga distanza, si scaricano in maniera diretta sulle compagnie aeree e solo in via indiretta sugli altri attori del sistema.

Le prospettive di espansione del mercato aereo italiano appaiono interessanti, ma richiedono – per essere colte pienamente – incisive misure dirette ad accrescere la competitività dell’intera filiera del trasporto aereo, che comprende: i gestori aeroportuali, gli handler, le compagnie aeree, gli enti di assistenza al volo e gli enti di regolazione, oltreché il Ministero dei Trasporti e della Navigazione per gli aspetti di pianificazione centrale e le Regioni per quella locale.

Il presente lavoro si propone di approfondire lo studio della regolazione delle società aeroportuali seguendo 3 aspetti principali. In primo luogo si presenta una breve sintesi dei principali cambiamenti nella normativa italiana in materia di diritti aeroportuali. Successivamente si analizza il dibattito internazionale sulla regolazione degli aeroporti (single-till vs dual-till). Infine si presentano alcune considerazioni sull’impatto dei diritti aeroportuali in Italia nel breve e medio periodo.

 

BIBLIOGRAFIA

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PROSPETTIVE DELLA NAVIGAZIONE A CORTO RAGGIO: STATO DELL’ARTE, ANALISI DELLA DOMANDA E POSSIBILI LINEE POLICY. CASO STUDIO SUL NORD OVEST ITALIANO.

 

Basta, Manuela

Sez. di geografia Economica ed Economia dei Trasporti – DIEM

Università degli Studi di Genova

 

Liliya Chernyavs’ka

Sez. di geografia Economica ed Economia dei Trasporti – DIEM

Università degli Studi di Genova

 

Nel corso degli ultimi anni lo sviluppo dello Short Sea Shipping è divenuto una tematica ricorrente nel dibattito sulle politiche dei trasporti e negli studi scientifici, entrambi volti a promuovere la navigazione a corto raggio. L’interesse dimostrato deriva dai possibili vantaggi in termini di costo, decongestionamento stradale nonché dagli innegabili benefici ambientali.

Il recente studio, realizzato nell’ambito del progetto “Prospettive della navigazione a corto raggio nel Mediterraneo” condotto dal consorzio delle università di Genova, Napoli, Pisa e Trieste e cofinanziato dal MIUR, aveva come obiettivo effettuare un’analisi della domanda e dell’offerta dei servizi short sea shipping, individuando i principali flussi di traffico e le relative rotte, le criticità esistenti e futurei e proporre le linee di policy volte ad aumentare l’efficienza delle politiche di promozione dei servizi SSS offerti nell’area del Mediterraneo e del Mar Nero.

Lo scopo del presente articolo è di esporre i risultati raggiunti dall’unità di Genova –DIEM nell’ambito del suddetto progetto.

Il lavoro si articola in tre fasi. La prima, fornisce la base teorica per le elaborazioni e include l’analisi critica della letteratura e dello stato dell’arte per quanto riguarda gli studi e le politiche sia comunitarie che nazionali per la promozione della navigazione a corto raggio. La seconda prende in esame la domanda di trasporto marittimo espresso dal sistema-paese Italia ed è circoscritta ai bacini del Mediterraneo e del Mar Nero. Nella parte finale verranno presentati i risultati del case study della domanda della macro regione Nord Ovest.

Infine vengono elaborate le raccomandazioni relative alla strategia nazionale di lungo periodo mirata alla soluzione delle problematiche e degli ostacoli allo sviluppo dello short sea shipping come una valida alternativa al trasporto stradale nell’area del Mediterraneo con specifico riferimento all’Italia.

 

TRAFFICO E INQUINAMENTO:

I DANNI PER LA SALUTE DELL’UOMO E I COSTI SOCIALI Strumenti per la definizione di politiche di prezzo

 

 

Patrizia Lattarulo

 

Le condizioni della mobilità si riflettono direttamente sulla quotidianità delle persone, determinando i tempi della loro giornata e lo svolgimento delle diverse attività. Della centralità della questione, tanto più a dimensione urbana e metropolitana, c’è ormai una diffusa consapevolezza politica, ciononostante gli strumenti innovativi in ambito di regolamentazione sono scarsi.

Tra le proposte di contenimento è ricorrente il  richiamo a politiche di prezzo, sul modello dell’esperienza di Londra, rivolte a limitare l’accesso all’area urbana ad un pagamento. Il precedente ha riscosso, infatti, successo tanto in termini di riduzione dei flussi in arrivo che di incremento dell’uso del mezzo pubblico con positive conseguenze per le finanze aziendali.

I presupposti di questo strumento di regolazione si basano sulla considerazione che una mobilità troppo squilibrata sull’autoveicolo sia causa di esternalità negative in termini di equilibrio degli ecosistemi e di salute dell’uomo. In altri termini una scarsa percezione da parte dell’individuo delle conseguenze delle proprie azioni comporta scelte di spostamento ottime sul piano individuale ma inefficienti se si tiene conto degli effetti su altri soggetti. Modiche del sistema dei prezzi rivolte a far pagare a chi causa il danno  anche gli effetti sul resto della collettività consentirebbero di modificare spontaneamente i comportamenti individuali.

Il contributo riguarderà:

gli sviluppi della letteratura sul tema della stima dei costi sociali della mobilità con particolare attenzione al valore assegnato alla vita umana;

il processo seguito nella stima dei costi sociali nel contesto delle realtà urbane della Toscana;

l’applicazione di tali risultati alla stima del prezzo d’ingresso alle aree urbane e le questioni aperte.

 

 

THE EVOLUTION OF LNG TRANSPORTATION: TOWARDS WHAT ORGANISATIONAL PARADIGM?

 

Pierre CARIOU

World Maritime University

Malmo, Sweden

Phone: +46 (40) 35 63 75

Fax: +46 (40) 12 84 42

 

Liliya V. CHERNYAVS’KA

University of Genoa

Department of Economics and Quantitative Methods

Via Vivaldi 5,

Genoa-16126, Italy

Phone: +39 010 2095280

Fax: +39 010 2095511

 

The aim of the study is to identify the possible new organisational paradigm for the maritime leg of the LNG transport sector. It is well know that the natural gas transportation was one of the most close and highly regulated businesses with a great number of detailed rules and obligations which did not leave much freedom to the operators both from demand and supply sides of the delivery chain.

During the last decade dramatic changes have been occurred through the whole natural gas industry. Growth in the demand, liberalisation of the final markets and, as a consequence, great number of the newcomers with different requirements characterise nowadays downstream segment. From the other side, supply is distinguished by two opposite trends, namely by the concentration of the resources on the world scale far from the major market areas and by the growth in the sources of supply. Also the technological innovation permitted the great improvement of processes, equipment and materials resulting in the drastic cost decreasing. It is particularly true for the LNG transportation.

In the course of analysis we are going to outline the main factors on the base of the recent radical changes occurred through the LNG industry and to suggest the possible classification of these factors with respect of their nature and influence. After identification and description of the new model of the LNG maritime transportation, the critical points of this new pattern would be highlighted and their impact on the future global and regional markets would be analysed.

New organisational pattern still has no definitive structure and all the elements came out from the study have to be tried out by time. However we could already distinguish the framework shaped by the requirements of the nearly-to-born global natural gas market, such as the need for flexibility, for reliability of supplies and cost and risks minimisation. Thus the fleet portfolio should be optimised in order to find the best balance of i) new building vessels with a large capacity (over 145.000 cm) that should be dedicated to cover the demand of transport coming from the ToP (take-or-pay) contracts intended to satisfy the base demand for natural gas; ii) ships of the medium age and standard capacity (125.000-145.000 cm) that should follow the plan of delivery of the ToP contracts and do some spot transactions when gas prices on final markets is high and iii) old vessels and vessels with low capacity should be dedicated to the spot market.

The continuous increase of complexity of market conditions and risk of oversupply in transport capacity will result in a push towards the concentration within the maritime segment and, probably, towards some kind of cooperative behaviour, like, for example, capacity sharing agreements. At the same time the weight of the traditional operators (exporters and importers like national energy VICs) would gradually decrease in favour of big international shipping groups with an experience of operation in the markets with high volatility and great need for flexibility. Thus the needs of the new commercial models and operators could be satisfied by most cost effective way.

At the same time the great attention have to be dedicated to the security issues, as any serious incident will have a dramatic effect on the future development of the LNG industry, giving rise to the so called NIMBY attitudes and increasing the overall costs of the LNG supply chain.

 

MOBILITÀ URBANA: DAI PERMESSI SCAMBIABILI AI PERMESSI DI CIRCOLAZIONE

 

E. Musso, C. Burlando, C. Sillig

 

L’articolo intende indagare la possibilità di declinare la teoria dei permessi scambiabili a livello di mobilità urbana partendo non solo, e non tanto, dall’esigenza di governare l’inquinamento da traffico urbano (permessi di inquinamento), ma dalla necessità di razionalizzare l’uso delle infrastrutture e di contenere la congestione. 

Non più quindi permessi ad inquinare ma permessi a congestionare (permessi di circolazione).

L’introduzione dei permessi scambiabili nel contesto della mobilità urbana conduce alla creazione di un mercato in cui l’uso delle infrastrutture è mantenuto entro un certo livello prestabilito. I certificati saranno scambiati tra i differenti soggetti in base all’importanza assegnata allo spostamento privato e alla conseguente disponibilità a pagare. Tale situazione genera un prezzo di mercato dei permessi che risulta dall’incontro di domanda e offerta e non è fissato dal policy maker.

I differenti schemi di creazione del sistema vengono discussi con particolare attenzione ai problemi di applicazione, in particolare l’identificazione del livello efficiente di circolazione e la definizione dei criteri di assegnazione dei certificati.

Lo strumento dei permessi è infine analizzato cercando di individuare possibili sinergie con altri strumenti (economici, trasportistici, urbanistici) di efficientamento del sistema di mobilità urbana.

 

 

SPIEGARE E MISURARE L'ETEROGENEITÀ NEL VALORE TEMPO DELLE IMPRESE.

 

Jérôme MASSIANI, Université Paris XII Créteil.

Durante gli ultimi anni lo sviluppo dei modelli logit a Parametri stocastici (Random Parameter Logit) nel quadro del ben consolidato approccio Random Utility Maximisation, ha offerto agli economisti dei trasporti degli strumenti molto potenti di comprensione dell'eterogeneità delle preferenze. Questo si é manifestato nella produzione di numerose specificazioni alternative per la componente Kernel del modello a utilità Stocastica nonché nella produzione di numerosi risultati empirici.

Pertanto, questo rinnovo ha avuto poche applicazioni nel campo del trasporto merci, mentre è ragionevole supporre che non solo i viaggiatori, ma anche le aziende, valutino in maniera diversa ogni singolo attributo di un servizio di trasporto.

In questo articolo proponiamo di analizzare le ragioni per le quali la valutazione degli attributi di trasporto potrebbe variare da un'azienda a l'altra, poi proponiamo una rappresentazione di questa eterogeneità facendo ricorso a dei Random Parameter Logit. Forniamo inoltre alcuni risultati quantitativi. Ci concentriamo su un singolo attributo del servizio di trasporto : la durata.  Inoltre ci concentriamo sull'eterogeneità dal lato della domanda e non dal lato dell'offerta (cioè i trasportatori).

In sintesi, il nostro scopo e di analizzare l'eterogeneità nella valutazione che le aziende fanno del valore del tempo. Consideriamo in successione tre aspetti : capire le cause dell'eterogeneità nelle preferenze degli shippers, proporre un modo di rappresentazione dell'eterogeneità, fornire dei risultati quantitativi.

 

 

PRIVATIZZAZIONE E REGOLAZIONE DELLE AUTOSTRADE : SITUAZIONI A CONFRONTO

 

Giorgio RAGAZZI, Università di Bergamo.

Jérôme MASSIANI, Université Paris XII Créteil.

 

 

Il processo di privatizzazione delle autostrade in Italia, segnato nel 1999 della cessione del gruppo Autostrade, e più recentemente dell'estensione della durata di alcuni concessioni (Autocamionale CISA, Autostrada Brescia-Padova) pone il problema dell'efficacia della gestione privata di un'infrastruttura pubblica.

Questo problema è di grande rilevanza in quanto, per primo, le autostrade sono un elemento ormai essenziale della vita economica del paese nonché della vita quotidiana di molti cittadini nostri. Inoltre bisogna ricordare, l'ingenza delle some considerate. Basta citare, ad esempio, i ricavi annui di pedaggio della maggiore concessionaria italiana Autostrade : 2,8 miliardi di euro. Inoltre si può sottolineare il carattere di lungo termine del rapporto contrattuale fra il concedente e il concessionario, il che rende critico la giusta valutazione del meccanismo di concessione in quanto qualsiasi "vizio" produrrebbe i suoi effetti per una lunga durata.

In questo contesto proponiamo di studiare l'efficacia delle privatizzazioni autostradali in Italia. I temi di ricerca sono, per primo, di analizzare l'effetto della privatizzazione sulla produttività dei gestori autostradali. In secondo luogo si tratta di esaminare l'efficacia della regolazione pubblica delle concessionarie autostradali : si tratta fra l'altro di considerare quanto sia stata adatta la regolazione prevista dalla direttiva CIPE del 1996 mirata, tramite un meccanismo di "price cap", sia a motivare il miglioramento della produttività dei gestori che a limitare la formazione di rendite a favore degli stessi. Inoltre, alcuni elementi di paragone potranno essere forniti con la privatizzazione e/o la regolazione delle autostrade in altri paesi europei.

 

 

INTERMODALITÀ E DRY CHANNEL

 

Luigi Barra

 

 

Dalla metà del secolo scorso, il settore dei trasporti è stato caratterizzato da un processo di innovazione che ha profondamente trasformato le logiche economiche sottese al funzionamento del mercato.

Difatti, allo stato attuale, le singole modalità non possono più essere considerate, contrariamente a quanto accadeva in passato, come comparti con proprie logiche di mercato, autonomi e limitati alle specificità del sevizio prestato, ma devono essere poste in concatenazione fra loro.

Oltre alla introduzione del container, altri elementi hanno contribuito in maniera determinante al processo di evoluzione del ciclo di trasporto: basti pensare alla deregolamentazione o alla  realizzazione dei landbridges (ponti terrestri), di cui quello nordamericano costituisce l’esempio più inciso.

La tematica dei landbridge, che costituisce il campo di indagine dello studio che si intende proporre, ha segnato una tappa fondamentale delle trasformazioni intervenute, rappresentando l’espressione funzionalmente più elevata di integrazione modale, in particolare, tra la fase marittima e quella terrestre.

 

BIBLIOGRAFIA

 

BONTEKONINH Y.M., MACHARIS C., TRIP J.J., (2004)  Is a new applied transportation research field emerging?  A review of intermodal rail-truck freight transport literature, Transportation research Part A

HAYUTH Y., (1992) Multimodal Freight Transport in Modern Transport Geography

YEVDOKIMOV YURI V., (2000)  Measuring Economic Benefits of Intermodal Transportation, Transportation Law Journal

MULLER, G., (1999) Intermodal Freight Transportation. Eno Transportation Foundation, Inc.,

 

 
 

INFORMATION TECHNOLOGY E LOGISTICA: IL CASO DELLE PICCOLE IMPRESE

LOGISTICHE E DI TRASPORTO ITALIANE

 

Pietro Evangelista

 

Nel corso degli ultimi anni, un numero crescente di imprese manifatturiere e delle distribuzione commerciale ha adottato il concetto di supply chain management (SCM) per gestire il proprio business. Per queste imprese il sistema logistico e delle consegne è diventato parte integrante della propria offerta al punto che la logistica ed il trasporto hanno assunto una importanza pari a quello del prodotto stesso. In questo processo, le imprese logistiche hanno assunto un ruolo più importante rispetto al passato. A queste imprese è infatti sempre più richiesto di allargare la gamma dei servizi offerti, accelerare i flussi fisici e soprattutto di coordinare ed integrare i flussi informativi lungo la supply chain. Per rispondere a questa esigenza della domanda, le imprese di logistica stanno puntando a rendere i processi operativi più funzionali ed efficienti attraverso le tecnologie informative e della comunicazione (ICT).

Le nuove tecnologie stanno avendo un forte impatto sulle imprese del settore in quanto incidono sulle modalità di conseguimento del vantaggio competitivo che dipende sempre più dalla capacità di creare valore per il cliente attraverso la gestione delle informazioni. Sembra quindi che sia in atto un processo di trasformazione del modello di business delle imprese di logistica che sta evolvendo da un approccio basato esclusivamente sulla gestione delle attività fisiche ad un approccio basato sulla gestione e lo scambio di e conoscenza.

In questo processo, mentre le imprese logistiche di grandi dimensioni hanno potuto ottenere sostanziali vantaggi dall’utilizzo delle nuove tecnologie, grazie alla disponibilità di adeguate risorse umane e finanziarie, l’impatto ed il ruolo che le nuove tecnologie stanno avendo sulle capacità competitive delle piccole e medie imprese logistiche è ancora poco chiaro. Ciò si riflette nella scarsa attenzione che la letteratura accademica e di business ha riservato al rapporto tra innovazione tecnologica e competitività nelle piccole imprese logistiche. Questa lacuna è sorprendente se si considera che i mercati di molti paesi dell’UE sono popolati da un elevato numero di imprese di logistica di piccola e media dimensione. Appare quindi urgente la realizzazione di ricerche ed indagini volte ad aumentare le conoscenze circa il grado di diffusione dell’ICT e di utilizzo delle nuove tecnologie in questo importante segmento del mercato dei servizi logistici. Ciò è ancora più rilevante per quei mercati dei servizi logistici caratterizzati da una forte presenza di piccole imprese. Il mercato italiano rappresenta quindi un contesto significativo a tal riguardo in quanto l’Italia è uno tra i paesi europei in cui si registra una bassa dimensione aziendale media.

Il presente lavoro è parte di un progetto di ricerca più ampio in corso di realizzazione presso l’IRAT-CNR di Napoli che ha come obiettivo lo studio degli effetti dell’ICT sulle piccole imprese logistiche e di trasporto italiane. Il paper, partendo dai risultati di una indagine empirica svolta su di un campione di 153 piccole imprese logistiche italiane, illustrerà i risultati di una successiva  fase del programma di ricerca che ha riguardato l’analisi di un set di casi di studio selezionato tra le imprese che hanno partecipato all’indagine svolta. L’obiettivo è quello di descrivere in dettaglio approfondire le modalità con cui alcuni le nuove tecnologie condizionano i processi di sviluppo dell’innovazione in ICT nelle piccole e medie imprese logistiche italiane. L’utilizzo dell’approccio metodologico qualitativo basato su casi di studio integrerà le evidenze quantitative emerse dall’indagine di campo già svolta consentendo una più efficace lettura dei risultati complessivi fin qui raggiunti ai fini sia di una più ampia comprensione del fenomeno oggetto di studio che della rilevanza operativa dei risultati conseguiti. Dall’analisi integrata dei risultati si potranno quindi trarre delle implicazioni sia sul piano della ricerca, su quello manageriale e di policy.

 

 

LOGISTICA ECONOMICA, INTERMODALITÀ E MODELLI DI RETE

 

Ennio Forte – Dipartimento di Economia – Università di Napoli "Federico II"

Lucio Siviero – Dipartimento di Economia – Università di Napoli "Federico II"

 

L'articolo proposto intende fornire un contributo all'interno dell'approccio di Logistica Economica all'intermodalità strada-ferro e mare-ferro, alla "economia delle reti" con riferimento alla pianificazione italiana dei sistemi logistico-territoriali locali ed in particolare dei centri intermodali e degli interporti. Il modello di rete hub and spoke, associato a processi di hub-valore si sta affermando anche nei sistemi terrestri (dopo le navigazioni) in particolare nel trasporto combinato ed intermodale strada-ferro, ciò implica una riflessione strategica sul ruolo delle infrastrutture per l'intermodalità e la localizzazione delle attività logistiche che perseguono obiettivi sostanzialmente diversi che in molti casi non convergono con quelli della razionalizzazione e del più sostenibile equilibrio dei flussi nelle reti multimodali. Inoltre, obiettivi e strategie diverse sembra attualmente mostrare il maggior operatore ferroviario nazionale, in gran parte dipendenti dallo stretto legame esistente con il gestore della rete. Il ruolo del trasporto intermodale all'interno delle catene logistiche non è ancora ben definito ed il mercato non sembra considerarlo favorevolmente all'interno dell'organizzazione logistica, in specie per quanto concerne la trazione primaria tra magazzini e la distribuzione della merci. Né è del tutto certo che lo sviluppo e la ricerca di una maggiore efficienza logistica possa condurre ad un maggiore ricorso all'intermodalità. L'offerta di servizi ferroviari shuttle tra il nord ed il sud del paese può rappresentare un campo di grande interesse al fine di compiere valutazioni economiche comparative di utilizzo del combinato ferroviario rispetto al tutto-strada ed inoltre compiere confronti economico-operativi, anche in visione prospettica, tra modelli di infrastrutture terminali del tipo centri/scali intermodali ed interporti. I primi, maggiormente incentrati sull'efficienza tecnico-economica ferroviaria, i secondi, maggiormente sulla contiguità di strutture logistiche e della distribuzione. Un esempio di grande interesse di tale diversa impostazione è presente in Campania che, allo stato attuale, dispone di due infrastrutture per il trasporto intermodale terrestre che rappresentano due modelli differenti di filosofia operativa: lo scalo RFI di Marcianise, collegato con l'interporto "Sud Europa" di Maddaloni e l'interporto "Campano" di Nola, collegato con il CIS uno il più grande centri commerciali all'ingrosso del Mezzogiorno.

 
 
 

INDICATORI DI QUALITÀ E PERFORMANCE PER I TERMINAL INTERMODALI EUROPEI

 

Giuseppe Siciliano*, Carlo Vaghi*, Martin Ruesch**, Heiko Abel**

* CERTeT, Centro di Economia Regionale, dei Trasporti e del Turismo dell’Università Commerciale L. Bocconi, Milano

** Rapp Trans AG, Zurigo

Nell’ambito del trasporto merci, l’importanza dei terminal intermodali non risiede esclusivamente nel fatto che essi siano – dal punto di vista “hard”, infrastrutturale – punti di snodo nella catena del trasporto merci, ma anche in un aspetto “soft”: la qualità dei servizi e l’efficienza dei processi nei terminal hanno un impatto sulla qualità e sul costo dell’intero trasporto.

Nell’ambito del progetto ISIC (Integrated Services in the Intermodal Chain) – finalizzato a fornire alla Commissione Europea tutte le indicazioni necessarie all’implementazione di actions miranti allo sviluppo del trasporto intermodale – è stata dedicata specifica attenzione alle tematiche della qualità nei terminal intermodali, e in particolare sono stati investigati i seguenti aspetti:

1)     definizione e individuazione dei terminal intermodali di “rilevanza europea”

2)     proposta di indicatori di qualità e performance per i terminal

3)     definizione di una “quality label” e di uno “European Benchmarking System” per i terminal

4)     standardizzazione dei processi, delle attrezzature e dei sistemi

5)     collegamento dei finanziamenti pubblici (statali o comunitari) ai terminal alla “quality label”.

Il presente paper riporta, in particolare, l’analisi relativa ai possibili indicatori di qualità e performance nei terminal intermodali. Nell’analisi, vengono descritti i servizi ed i processi nei terminal intermodali, ne vengono valutati i problemi di qualità ed efficienza, e vengono sviluppati – anche sulla scorta di precedenti studi sull’argomento – possibili indicatori di qualità e di performance per i terminal intermodali europei, da integrare in una “quality label” e in uno “European Benchmarking System”, tenendo in considerazione sia il diverso approccio degli indicatori di qualità (che sono costruiti adottando il punto di vista del cliente del terminal) rispetto a quelli di performance (definiti invece in base all’ottica del terminal operator), sia l’applicabilità pratica in termini di costi di acquisizione dei dati.

BIBLIOGRAFIA

Ballis, A. (2003): Introducing Level of Service Standards for Intermodal Freight Terminals.               TRB 2003 Annual Meeting. Washington D.C.

ECMT (2000): Transport Benchmarking. Proceedings of the Paris Conference, November              1999. Paris.

EIA (1996): Proposal document for setting minimum standards for terminals. Final version.             Brussels.

Klaus Ebeling et al. (2001): Security in Intermodal Transport. EIA, Brussels.

European Commission (2003): Study on Freight Integrators: Final Report. Berlin.

FV 2000 (1999): Quality of Freight Villages Structure and Operations.

Gruppo CLAS Srl (1999): LOGIQ Decision Support System , LOGIQ, Delivarable 3, EC.

Gruppo CLAS Srl (2002): Actors and factors in transport mode decisions in supply           chain, SPIN, Deliverable 1, EC.

Hultén, L. (1999): Benchmarking container terminals.

IQ Consortium (2000): Intermodal Quality. Final report of the IQ project.

IRE/Rapp (2005): Assessment of the importance of quality factors in freight transport and                logistics. Lugano/Zürich.

Ockwell, A. (2001): Benchmarking the Performance of Intermodal Transport.

Rapp Trans AG et al, (2005): Improving Quality of Intermodal Terminals, ISIC, Final Report              Task D, EC.

Rapp Trans AG (2005): Ausgestaltung von Terminals für den Kombinierten Verkehr (Design           of terminals for combined transport) – Final Report. Zurich.

UIRR (2000): Developing a Quality Strategy for Combined Transport. Final Report. Brussels.

 
 
 

LA LIBERALIZZAZIONE DEL TRASPORTO FERROVIARIO DELLE MERCI IN EUROPA – ANALISI DELLO SCENARIO ATTUALE E METODOLOGIA DI VALUTAZIONE

 

Gabriele Grea, Alberto Milotti e Carlo Vaghi, CERTeT, Centro di Economia Regionale, dei Trasporti e del Turismo dell’Università Commerciale L. Bocconi

Dal 1990 si è avviato a livello comunitario il processo di “liberalizzazione” del trasporto ferroviario, che ha avuto un ulteriore e decisivo impulso a livello legislativo nel 2001, con l’approvazione delle direttive facenti parte del c.d. “Primo pacchetto ferroviario”. Esse prevedevano la separazione tra gestore dell’infrastruttura e imprese ferroviarie, la regolamentazione d’accesso all’infrastruttura, l’allocazione della capacità, le tariffe per l’uso dell’infrastruttura; i certificati di sicurezza e le licenze ferroviarie.

Nel 2004 la Commissione ha approvato un ulteriore pacchetto di direttive aventi ad oggetto temi quali la sicurezza, l’interoperabilità e la creazione di un’Agenzia Ferroviaria Europea, oltre all’apertura dell’intero mercato del trasporto ferroviario merci a partire dal 2007. Queste norme hanno l’obiettivo di creare uno Spazio ferroviario integrato e dovranno essere approvate dagli stati membri entro il 2006. Successivamente un terzo pacchetto normativo concluderà il processo di liberalizzazione del mercato estendendolo al trasporto passeggeri internazionale.

Il progetto TREND ha investigato il grado di recepimento delle normative comunitarie e lo stato di avanzamento del processo di liberalizzazione dei servizi ferroviari merci in 13 Paesi, attraverso l’analisi della struttura del mercato, degli assetti istituzionali, dell’accessibilità al mercato, e dell’interoperabilità delle reti.

Il paper, sulla base dei risultati preliminari dell’indagine condotta, propone una metodologia di analisi del processo di liberalizzazione in atto, attraverso l’applicazione del metodo multicriteria, che coinvolge stakeholders ed esperti del settore nella valutazione dei temi nei quali l’analisi è declinata, e nella ponderazione dello schema di criteri proposto per la valutazione.

 

BIBLIOGRAFIA

Carlo Vaghi (2005), Liberalizzazione e integrazione delle reti ferroviarie: l’attuazione della normativa europea in Italia e nei Paesi confinanti del Corridoio 5, Seminario “Trasporto delle merci e nuove linee veloci: un'opportunità alla quale prepararsi per tempo", Verona 2 Dicembre 2005

Colin Buchanan and Partner et al, Compliance of rail border agreements with EU rail and competition legislation, EC

Direttiva del Consiglio Europeo 91/440/EECof 29 July 1991

Direttiva del Consiglio Europeo 95/18/EC of 19 June 1995

Direttiva del Consiglio Europeo 95/19/EC of 19 June 1995

Direttiva 96/48/EC of 23 July 1996

Direttiva 2001/12/EC del Parlamento Europeo e del Consiglio, 26 Febbraio 2001

Direttiva 2001/13/EC del Parlamento Europeo e del Consiglio, 26 Febbraio 2001

Direttiva 2001/14/EC del Parlamento Europeo e del Consiglio, 26 Febbraio 2001

Direttiva 2001/16/EC del Parlamento Europeo e del Consiglio, 19 Marzo 2001

Direttiva 2004/49/EC del Parlamento Europeo e del Consiglio, 29 Aprile 2004

Direttiva 2004/50/EC del Parlamento Europeo e del Consiglio, 29 Aprile 2004

Direttiva 2004/51/EC del Parlamento Europeo e del Consiglio, 29 Aprile 2004

IBM Business Consulting Services (2004), Rail Liberalisation Index 2004

IVE (2005), Safety Certification Study: Acceptance Criteria and Assessment Methodologies for Safety Certificates Delivered in Accordance with Directive 2001/14/EC, Article 32

NEA et al (2005), European Railways Administrations Institutions and Legislations (ERAIL), Final Report, EC

Progtrans et al (2005), TREND - Towards new Rail freight quality and concepts in the European Network in respect to market Demand - Workpackage A1 Deliverable A1.1, EC

Progtrans et al (2005), TREND - Towards new Rail freight quality and concepts in the European Network in respect to market Demand - Workpackage A1 Deliverable A1.2, EC

Saaty T.L. (1980), “Analytic Hierarchy Process”, Mc Graw-Hill, New York 1980

Steer Davies and Gleave (2004), EU Passenger Rail Liberalisation: Extended Impact Assessment, Final report, EC

Steer Davies and Gleave, RAILIMPLEMENT – Implementation of EU Directives 2001/12/EC, 2001/13/EC and 2001/14/EC, EC

 

 
 
 

PROPOSTA DI UNO SCHEMA DI DEFINIZIONE DI UNA GERARCHIA INFRASTRUTTURALE A SERVIZIO DEI PROCESSI DECISIONALI PUBBLICI

 

Lanfranco Senn, Gabriele Grea e Alberto Milotti, CERTeT, Centro di Economia Regionale, dei Trasporti e del Turismo dell’Università Commerciale L. Bocconi

La compresenza di obiettivi di differente portata nell’ambito delle politiche infrastrutturali di un territorio, nonché di differenti categorie di portatori di interesse, genera inevitabilmente per il decisore pubblico il problema della definizione delle priorità di intervento.

La competitività di una regione come la Lombardia si giocherà negli anni a venire anche sulla capacità di gestire in modo efficiente i collegamenti con il resto del mondo, dell’Europa in particolare. La Lombardia è senza dubbio un’area nevralgica per lo sviluppo delle reti infrastrutturali europee, sia per la sua posizione geografica, sia per l’importanza che essa riveste a livello continentale; per mantenere un ruolo di primaria importanza nel contesto europeo ed internazionale la regione dovrà garantire il completamento sul proprio territorio di un sistema infrastrutturale di collegamento internazionale, ma anche di un sistema interno di accessibilità alle grandi reti da parte delle aree marginali.

Nel presente paper viene elaborato uno schema per la definizione di una gerarchia infrastrutturale, attraverso l’utilizzo della metodologia multicriteria, a supporto dei processi decisionali pubblici. Tale schema viene applicato alle componenti fondanti della programmazione regionale in Lombardia in materia di infrastrutture di trasporto, con lo scopo di definire ed evidenziare gli elementi critici con cui il decisore deve confrontarsi, e di fornire uno strumento di supporto per l’analisi ed il superamento di tali criticità.

Il punto di partenza del processo di definizione della gerarchia degli interventi infrastrutturali è costituito dalla selezione di un elenco di interventi prioritari, definito sulla base dei principali strumenti programmatori utilizzati. A tale elenco si applica uno schema valutativo, sviluppato in criteri e sottocriteri, che descrive le priorità in tema infrastrutturale espresse da diversi gruppi di interesse. La valutazione delle diverse infrastrutture in funzione dello schema descritto, ed il processo di ponderazione sviluppato dalle diverse categorie di stakeholder delineano le priorità in termini di sviluppo infrastrutturale per ciascun gruppo, fornendo un supporto decisionale che tiene conto delle diverse istanze esistenti sul territorio.

 

BIBLIOGRAFIA

AA.VV. (2005), Lombardia 2005: società, sviluppo e governo del sistema lombardo. Dieci anni di esperienze, IReR 2005

Delibera CIPE n.121/2001 (elenco opere di “legge obiettivo”);

Direzione generale Territorio e Urbanistica (a cura di) (2005), Il Documento strategico per il Piano Territoriale Regionale, Regione Lombardia

Intesa Generale Quadro tra il Ministero delle Infrastrutture e la Regione Lombardia (2003)

Regione Lombardia (1999), Accordo di Programma Quadro “Realizzazione di un sistema integrato di accessibilità ferroviaria e stradale a Malpensa 2000”

Regione Lombardia (2002) Accordo di Programma Quadro “Riqualificazione e potenziamento del Sistema Autostradale e della Grande Viabilità della Regione Lombardia”

Saaty T.L. (1980), “Analytic Hierarchy Process”, Mc Graw-Hill, New York 1980

 
 
 

VALUTAZIONE EX POST DEI BENEFICI SOCIALI E AMBIENTALI DI UNA SPERIMENTAZIONE DI CITY LOGISTICS

 

Carlo Vaghi e Micaela Pastanella – CERTeT, Centro di Economia Regionale, dei Trasporti e del Turismo dell’Università Commerciale L. Bocconi

Nel panorama dei numerosi studi di fattibilità e progettazioni di servizi integrati di distribuzione urbana della merce, si rileva come siano ad oggi in Italia molto meno numerose le sperimentazioni attive. Il caso di servizio integrato di distribuzione urbana delle merci analizzato è attivo - con successo crescente in termini di consegne effettuate - da più di un anno a partire da una piattaforma di consolidamento della merce sul modello “Centro di Distribuzione Urbana” (CDU), da cui partono 4 veicoli alimentati a metano. Appare quindi opportuno valutare ex post gli effetti di razionalizzazione prodotti da tale sperimentazione sulla distribuzione merci, e quindi degli effetti sui livelli di inquinamento e congestione del tessuto urbano di riferimento. L’esercizio si configura come la prima analisi costi-benefici ex post svolta in Italia per una sperimentazione integrata di city logistics

La valutazione degli impatti socio-economici e ambientali deve in principio prendere in considerazione gli obiettivi generali che sottendono all’implementazione di un progetto di city logistics, esprimibili in:

              Riduzione dell’impatto ambientale del traffico urbano delle merci;

              Valorizzazione delle aree urbane;

              Mantenimento di condizioni di efficienza e di efficacia del sistema distributivo urbano.

L’ampia disponibilità di dati forniti dagli operatori di trasporto, clienti del soggetto gestore della sperimentazione, unita alle rilevazioni sistematiche effettuate dal gestore stesso per la gestione e rendicontazione del servizio, permette quindi di valutare gli effetti di riorganizzazione della distribuzione merci sia dal punto di vista ambientale, sia economico.

In altre parole, l’analisi di impatto socio-economico dopo l’implementazione di un servizio di distribuzione urbana della merce a partire da un CDU, consente di verificare:

              gli effetti sul costo di consegna complessivo per l’ultimo miglio, attraverso la ricostruzione della struttura del costo di consegna;

              i benefici sociali e ambientali derivanti dall’implementazione della sperimentazione, misura integrata di city logistics, mirata a consolidare la merce in entrata/uscita dalla città su mezzi non inquinanti e con alto fattore di saturazione.

 
 
 

LE DETERMINANTI CULTURALI E SOCIO-ECONOMICHE DEL VALORE DELLA MOBILITÀ E DELL’AMBIENTE

 

Lucia Rotaris

 

Di.S.E.S, Facoltà di Economia, Università di Trieste, lucia.rotaris@econ.univ.trieste.it

 

 

La stima del valore della mobilità e dell’ambiente rappresenta un tema di particolare interesse nell’ambito dell’economia dei trasporti e dell’economia ambientale. Le metodologie che sono state finora impiegate per pervenire a tali stime sono numerose, fra esse il metodo dei costi di viaggio, dei prezzi edonici e della valutazione contingente. L’analisi congiunta è stata utilizzata più recentemente in questi contesti di studio, pur garantendo il vantaggio di permettere la distinzione fra le diverse componenti che caratterizzano il valore della mobilità (costo, modalità, velocità, qualità delle condizioni di viaggio, tempo di viaggio, tempo di attesa, frequenza) e dell’ambiente (tipologia e livello di inquinamento, estensione e localizzazione dell’area coinvolta, effetti attesi dell’inquinamento nel breve e nel lungo periodo).

Alla luce di queste considerazioni, per stimare il valore attributo al fattore accessibilità, inquinamento atmosferico ed inquinamento acustico, nel corso del 2005, è stata condotta un’indagine basata su esercizi di scelta ipotetici, coinvolgendo un campione di 300 residenti nella regione Friuli Venezia Giulia. Le caratteristiche dell’esperimento ed i risultati aggregati ottenuti dall’indagine sono descritti in Zotti e Rotaris, 2005. L’obiettivo del presente lavoro è di verificare se ed in quale misura le caratteristiche socio-economiche (età, reddito, numero di componenti della famiglia potenzialmente più sensibili ai fattori inquinanti, luogo di residenza) e culturali-ideologiche (importanza dichiarata per i fenomeni di inquinamento acustico ed atmosferico e per il livello di accessibilità del luogo di residenza, opportunità percepita per eventuali interventi correttivi da parte del decisore pubblico) del campione indagato hanno influenzato le preferenze dichiarate dagli intervistati e di analizzare se i risultati ottenuti confermano o meno i valori attesi in funzione degli a priori teorici. A tale scopo, contestualmente alla stima del valore della mobilità e dell’ambiente, si procederà tanto ad un’analisi di segmentazione, quanto all’uso di modelli di utilità casuale a classi latenti. Infine, si confronteranno le stime ottenute con quelle risultanti da analoghe analisi empiriche condotte in altri contesti geografici ma aventi lo stesso oggetto di studio e si discuteranno le cause delle eventuali discrepanze.

 

 
 

LA CAMPANIA E IL MEDITERRANEO MERIDIONALE E SUD-ORIENTALE: LE RELAZIONI COMMERCIALI E LA RETE DEI SERVIZI MARITTIMI DI LINEA

 

Maria Elisabetta Varrone,

Responsabile del Centro Studi Ente Autonomo Volturno srl

Direttrice di LOGICA - Agenzia Campana della Logistica e del Trasporto Merci

 

Fedele Iannone,

Dottorando di ricerca in Scienze Economiche presso l’Università Federico II di Napoli

e consulente dell’Ente Autonomo Volturno srl e di LOGICA - Agenzia Campana

della Logistica e del Trasporto Merci

 

Nel paper proposto sono riportati alcuni risultati di un'attività di analisi dei flussi commerciali e della rete dei servizi marittimi di tipo Ro-Ro e container tra la Campania e i Paesi del Maghreb (Marocco, Tunisia, Algeria, Libia, Mauritania) e del Mashrek (Egitto, Palestina, Israele, Giordania, Libano, Siria, Turchia), più Cipro e Malta. L'obiettivo è definire il ruolo che potrebbe avere la Campania per quanto riguarda lo sviluppo di attività logistiche e di trasporto a supporto dell'intero sistema degli scambi commerciali transeuromediterranei interessanti il Mezzogiorno d'Italia e compatibilmente con gli orientamenti della programmazione europea in materia di corridoi marittimi di collegamento tra Paesi dell'Unione Europea (UE) e Paesi Terzi del Mediterraneo (PTM) in particolare.
Per quanto riguarda gli strumenti e i modelli di analisi utilizzati, mediante il supporto di un sistema informativo geografico (GIS) si è provveduto ad esaminare la distribuzione spaziale dei flussi di import-export in valore e dei servizi di trasporto marittimo di linea, al fine di valutare, seppure in via preliminare e di massima, il potenziale commerciale e intermodale tra la Campania e i Paesi del Mediterraneo meridionale e sud-orientale. A tal proposito, mediante modelli di regressione applicati alle serie storiche dei flussi, è stato possibile formulare anche una stima previsionale del valore degli scambi al 2010. Inoltre, utilizzando alcuni indicatori tratti dalla letteratura sul commercio internazionale si è provveduto a valutare la specializzazione geografica e merceologica dei traffici, nonché il livello degli scambi intra-industriali, al fine di consentire l'individuazione delle potenzialità di specializzazione di servizi logistici e di trasporto per aree e tipologie di prodotti. La distribuzione spaziale dei servizi di trasporto marittimo è stata infine esaminata anche mediante alcuni strumenti di analisi di concentrazione statistica.
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COSTI E INTENSITÀ DI TRASPORTO

 

S. Maffii, E. Pastori TRT trasporti e territorio

 

L’incidenza del costo di trasporto sui prezzi di vendita dei beni risulta in molti casi estremamente basso, a fronte di una intensità di trasporto che appare invece molto elevata. Si può anzi sostenere che il basso costo del trasporto ha favorito l’elevata intensità di trasporto misurata in termini di km percorsi per tonnellata di prodotto finito. I bassi costi di trasporto hanno infatti reso possibile catene di produzione assai complesse articolate in funzione della minimizzazione dei costi, caratterizzate da diversi fattori tra i quali una crescente frammentazione della produzione e la spinta alla delocalizzazione verso aree a basso costo del lavoro.

Questo processo, analizzato dal punto di vista del trasporto, è fonte di una apparente contraddizione. Da un lato infatti la relativamente bassa incidenza dei costi di trasporto sui costi di produzione lascia supporre che anche forti incrementi di tali costi, dovuti ad esempio ad un aumento dei prezzi dei combustibili o a politiche ambientali, non avranno impatti significativi sui prezzi dei beni. Tuttavia per molti prodotti l’intera catena di produzione risulta fortemente dipendente dal trasporto e sotto questo punto di vista appare estremamente vulnerabile a cambiamenti dell’offerta di trasporto non solo, o non tanto, sul lato dei costi ma anche sul lato dei tempi, dell’affidibilità e della sicurezza. Questo potrebbe costituire nel breve periodo un forte ostacolo ad un ulteriore frammentazione e delocalizzazione della produzione.

Queste considerazioni derivano da uno studio recentemente concluso da TRT per conto della Commission of European Communities, Joint Research Centre Institute for Prospective Technological Studies, su “Energy use and cost in freight transport chains in cui sono state esaminate sotto diversi punti di vista alcune catene logistiche di prodotti europei ed extraeuropei. Scopo dello studio era duplice, verificare se il costo di trasporto è un elemento rilevante per la competitività dei prodotti europei, e ricostruire l’intera catena logistica, dalla materia prima alla produzione e da questa al consumo del prodtto finito, di alcuni beni campione e calcolarne l’intensità di trasporto, l’incidenza dei costi e i consumi energetici.

 

 

DINAMICHE E PECULIARITA’ DEL MERCATO ITALIANO DEL TRASPORTO FERROVIARIO DELLE MERCI

Teoria e pratica nelle linee evolutive del mercato dei trasporti ferroviari in Italia

 

Zeno D’Agostino, LOGICA s.c.p.a. Napoli

 

Il paper intende segnalare ed evidenziare alcune caratteristiche peculiari del mercato del trasporto ferroviario delle merci in Italia alla luce delle novità introdotte dalla liberalizzazione, dall’entrata di nuovi attori e dalla conseguente trasformazione strategica dell’ex gestore monopolista.

Partendo da alcune considerazioni sui fenomeni che determinano l’efficienza delle imprese ferroviarie in Italia, specificatamente nel trasporto delle merci, ed analizzando la peculiare composizione della domanda nazionale si arriverà a spiegare le dinamiche che sottendono ad alcuni dei fenomeni che caratterizzano lo sviluppo del settore nel nostro paese.

Il paper concluderà ipotizzando un nuovo modello di organizzazione logistico-intermodale del territorio sia dal punto di vista infrastrutturale che da quello gestionale, presentando alcune evidenze empiriche nate dall’osservazione del territorio campano effettuata in modo continuativo dall’agenzia LOGICA.

 
 

Promozione e marketing territoriale dell'aereoporto di Ronchi dei Legionari: criticità e punti di forza dell'area di riferimento.

 
Massimo Gardina
Università degli Studi di Trieste
 
 

Questo lavoro ha come obiettivo quello di studiare quali siano i possibili sviluppi, in termini di traffico merci e soprattutto passeggeri, dell’aeroporto di Ronchi dei Legionari. In base al piano territoriale e alle varie attrattività che la regione di riferimento possiede, si analizzeranno i possibili scenari di sviluppo del traffico gli indicatori considerati fondamentali per incrementarlo e le criticità rilevate che non bloccano la crescita della regione aeroportuale. Le stime dei valori considerati propongono nuove prospettive e nuove linee di analisi del mercato basate sul recepimento dei dati elaborati.

 
 

INQUINAMENTO DA TRAFFICO, “PROBLEMA AUTO” E RUOLO DEL TPL: ALCUNI ASPETTI DI  ECONOMIA E DI POLITICA URBANA

 

Giuseppe Critelli*,Domenico Marino*, Dario Musolino*

(*) – Dipartimento PAU – Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria, Via Melissari 89100 Reggio Calabria, e-mail dmarino@unirc.it

 

 

Quello del traffico è un fattore determinante e una delle caratteristiche peculiari dell’età moderna.

Il fattore ambiente costituisce ormai un’eludibile variabile strategica, capace di condizionare pesantemente il diritto individuale alla mobilità, soprattutto in città dove il traffico riduce fortemente la possibilità di attuare delle politiche territoriali che possano sviluppare i centri urbani potenziando le loro principali peculiarità.

               Le regioni col più alto tasso di mobilità risentono fortemente dell’inquinamento atmosferico, per cui la drastica riduzione della mobilità è uno degli obiettivi principali delle amministrazioni interessate che intervengono soprattutto sulla riduzione della circolazione automobilistica: l’obiettivo è intervenire strutturalmente sulle problematiche causate dal traffico fornendone, in primis, valide alternative all’uso.

               L’unica vera alternativa all’uso dell’auto, al momento, può essere considerata solamente il trasporto pubblico: il rilancio e la crescita del trasporto collettivo sono indispensabili per la competitività delle aree urbane, per migliorare la qualità della vita dei cittadini, per combattere efficacemente il degrado ambientale, per la tutela dei centri storici e lo sviluppo del turismo.

                In Italia ci si trova periodicamente alle prese con l’osservanza di obblighi imposti da politiche ambientali comunitarie sempre più stringenti e sempre più condizionate dai paesi, ecologisti per tradizione, dell’area nordeuropea.

Si tratta di attuare delle politiche ambientali in cui l’obiettivo fondamentale sia anche quello di perseguire il consenso, sull’utilizzazione, in condizioni d’incertezza, di risorse scarse

Il contributo tenterà di delineare quali sono le politiche e gli interventi in grado di coordinare strategie urbane e strategie di trasporto, con un diverso uso degli strumenti esistenti, a livello locale prima che generale, con indicazioni di dettaglio insieme a riferimenti strategici alla grande scala.

 

L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL SETTORE LOGISTICO ITALIAno: il ruolo degli attori stranieri

Elena Maggi* e Ilaria Mariotti **

* Università degli Studi del Molise, Facoltà di Economia, Dipartimento di Scienze Economiche, Gestionali e Sociali; e-mail: elena.maggi@unimol.it
** Politecnico di Milano, LabELT, Dipartimento di Architettura e Pianificazione;  e-mail: ilaria.mariotti@polimi.it
 

L’attrattività dei capitali stranieri nell’industria italiana permane debole, come dimostrano i livelli relativamente modesti delle partecipazioni estere in imprese italiane, soprattutto nei comparti dell’alta tecnologia e di alcuni servizi avanzati.

Tuttavia, l’internazionalizzazione passiva è cresciuta in maniera più consistente, in termini di numero di imprese, dipendenti, fatturato, valore aggiunto, nel settore dei servizi rispetto a quello manifatturiero. Questo fenomeno si evidenzia in modo più significativa nel comparto della logistica e dei trasporti, ove la presenza degli attori stranieri è molto forte soprattutto nell’offerta di servizi integrati ed intermodali a maggiore valore aggiunto rispetto alla pura movimentazione delle merci e delle persone.

Il presente lavoro si concentra su questi temi, offrendo una panoramica sulla consistenza e la dinamica evolutiva dell’internazionalizzazione passiva delle imprese logistiche italiane dal 2000 ai giorni nostri. Tale analisi è finalizzata anche ad identificare da una parte le strategie localizzative delle imprese multinazionali straniere e delle imprese italiane a partecipazione estera, dall’altra i processi di integrazione verticale e orizzontale all’interno del settore.

Lo studio della localizzazione delle imprese consente di individuare le aree o i nodi logistici italiani in cui si concentrano gli investimenti nel panorama internazionale, rispetto allo sviluppo delle reti infrastrutturali. L’analisi dei fenomeni di integrazione permette di investigare lo sviluppo del settore della logistica nonché il posizionamento strategico delle imprese nell’ambito del settore stesso.

Particolare attenzione è rivolta all’area geografica lombarda, ove si concentra la maggior parte delle imprese logistiche italiane e straniere che operano nel nostro Paese.

 

Principali riferimenti bibliografici

Barba Navaretti G., Venables A.J. (2004), Multinational Firms in the World Economy, Princeton University Press, Princeton, 2004.

Boscacci F. (a cura di) (2003), La nuova logistica. Una industria in formazione tra territorio, ambiente e sistema economico, EGEA, Milano.

Federtrasporto, Nomisma (2005), Scenari dei trasporti. L’internazionalizzazione del trasporto: la posizione dell’impresa italiana, Quaderno n. 7, Roma.

Maggi E. (1998), Study on The Location of Logistics Nodes, In I Quaderni scientifici di Trasporti Europei, novembre, pp. 5-36.

Mariotti S., Mutinelli M. (2006), Italia multinazionale 2005, Rubbettino, Soveria Mannelli Catanzaro.

Savona M., Schiattarella R. (2004), International relocation of production and the growth of services: the case of the “Made in Italy” industries, Transnational Corporations, Vol. 13, no.2, pp.57-76.

UNCTAD (2005), World Investment Report 2005, United Nations, Geneva.

 
 

POLITICHE TARIFFARIE NEL TRASPORTO AEREO PASSEGGERI E DINAMICHE INDOTTE DALLA CONCORRENZA

 

Marco Benacchio

Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato

Piazza Verdi, 6/a - 00198 Roma

marco.benacchio@agcm.it

 

A seguito del processo di liberalizzazione, il trasporto aereo passeggeri è stato interessato a livello europeo da un processo di profonda revisione degli assetti competitivi. Contestualmente, l’affermazione di un nuovo modello organizzativo (low cost) ha spinto i vettori tradizionali a rivedere le proprie strategie commerciali.

La presente analisi si focalizza sul prezzo quale elemento complesso, che rappresenta (i) la risultante dell’interazione delle diverse variabili di natura strutturale, organizzativa e comportamentale che connotano il trasporto aereo, (ii) il più immediato fattore di competizione fra i vettori e (iii) l’indicatore del valore del servizio per i consumatori[1].

Il lavoro muove dalla ricostruzione della risposta “storica” delle compagnie tradizionali (full service carrier) alla necessità di contemperare due esigenze contrapposte: massimizzare il load factor dell’aeromobile, applicando prezzi che conducano ad un appropriato ricavo medio per passeggero.

In un contesto di mercato dominato dalle ‘compagnie di bandiera’, che operavano in monopolio nel proprio Paese e concorrevano sostanzialmente sulle sole tratte internazionali, il successo della politica tariffaria basata sulla discriminazione di prezzo dipendeva dall’efficacia del revenue management, ovvero dalla capacità di elaborare un menu tariffario coerente con le caratteristiche dei diversi segmenti di domanda (pricing) e di fare in modo che le vendite si concentrassero sulle classi di prenotazione nobili, salvo consentire l’accesso al volo a clienti a minore redditività, nella misura in cui contrubuivano alla saturazione dei posti offerti (seat allocation).

La ricostruzione teorica delle questioni sottese al pricing e alla seat allocation mostra quindi come l’ingresso di nuovi operatori sulla rotta, nella misura in cui determina un incremento dell’offerta di posti, conduce ad un calo dei prezzi. Tali conclusioni vengono confrontate con l’evidenza empirica relativa agli effetti registrati sulle principali rotte nazionali a seguito della liberalizzazione.

La delineata strategia tariffaria è stata infatti fortemente messa in discussione dalla maggiore contendibilità del settore indotta dal processo di liberalizzazione e dall’affermazione del modello innovativo low cost, che ha progressivamente incrementato il livello di sovrapposizione con l’attività dei full service carrier, incidendo sull’impostazione dell’offerta di questi ultimi.

L’intensificazione della concorrenza ed il confronto con politiche commerciali aggressive e drastiche semplificazioni tariffarie, sembrano pertanto porre in discussione l’efficacia delle tradizionali classi di prenotazione quale strumento per cogliere profittevolmente le caratteristiche dei diversi segmenti di domanda. Ciò rischia di spiazzare i vettori tradizionali, determinando una frattura fra l’efficacia commerciale e l’efficienza nella produzione del servizio, con conseguente pericolo di non sostenibilità delle tariffe.

A fronte di questa situazione, l’analisi rileva come “nuove” strategie di risposta dei vettori tradizionali, in termini di modalità di commercializzazione, scomposizione e comunicazione delle tariffe, appaiono suscettibili di condizionare significativamente l’evoluzione delle dinamiche concorrenziali del settore e gli effetti sul consumatore.

 
 
 

TARIFFAZIONE DELL’INFRASTRUTTURA FERROVIARIA: ANALISI DELLA DIRETTIVA 14/2001/UE E INTRODUZIONE AI CONCETTI DI COSTO DI CONGESTIONE E COSTO DI SCARSITA’

 

Simona Sanguineti – DIEM – Università di Genova

 

La tariffazione dell’infrastruttura di trasporto è materia assai complessa, tuttavia, risultando sempre più difficile per gli Stati far fronte alle spese necessarie mantenere una rete infrastrutturale in efficienza, si è reso necessario addentrarsi anche in tale argomento.

L’orientamento della Commissione Europea è quello della tariffazione al costo marginale sociale, raccomandato già con il Libro Verde del 1995 “Verso una corretta ed efficace determinazione dei prezzi nel settore dei trasporti” e confermato successivamente nel Libro Bianco del 1998 “Pagamento commisurato all’uso dell’infrastruttura: approccio graduale a un quadro comune di fissazione degli oneri per l’infrastruttura di trasporto nell’UE”.

Nel settore ferroviario è intervenuta la direttiva europea 14/2001, affermando che il pedaggio “…deve essere fissato a livello del costo che si sostiene in conseguenza di far circolare un treno”. La direttiva elenca, tra l’altro le motivazioni di giustificato scostamento rispetto a tale principio.

Il presente paper si propone un duplice obiettivo. Innanzitutto quello dell’analisi della suddetta direttiva allo scopo di individuare gli elementi di costo che il gestore dell’infrastruttura è chiamato a tenere in considerazione nella determinazione della tariffa. Successivamente si procederà ad un approfondimento dei concetti di costo di congestione e costo di scarsità richiamati dalla direttiva, partendo dai principi sanciti dalla teoria economica, fino all’attuale dibattito esistente in proposito a livello europeo. Si tratta infatti di un passaggio fondamentale per poter procedere all’individuazione di metodi idonei a misurare il costo di tali fenomeni.

 

 
 

PROBLEMATICHE NELL’APPLICAZIONE DI PROCEDURE COMPETITIVE PER L’ASSEGNAZIONE DELLA GESTIONE DEL SERVIZIO FERROVIARIO

 

Simona Sanguineti – DIEM – Università di Genova

 

A seguito della riforma del settore ferroviario iniziata con la direttiva 440/91 e della separazione della gestione dell’infrastruttura rispetto all’operatore del servizio, conseguente all’applicazione di tale direttiva, si è resa necessaria l’introduzione di meccanismi di concorrenza per il mercato nella fase di scelta dell’operatore del servizio.

Obiettivo di questo paper è fornire un’analisi critica delle politiche e delle esperienze condotte da differenti Stati, europei e non, in tale direzione. In particolare, attraverso tale analisi si vuole sottolineare la lentezza riscontrata, soprattutto a livello europeo, nell’applicazione di procedure competitive al caso del trasporto ferroviario ed evidenziare le problematiche incontrate dagli Stati.

Lo studio si conclude con una sorta di agenda per il futuro: “imparando” dalle criticità incontrate nelle differenti esperienze, si cerca di definire i primi passi che gli Stati dovrebbero intraprendere per superare le problematiche che, ad oggi, hanno ostacolato l’effettiva l’introduzione di procedure concorsuali.

 

 

 

UNA CARTA DEI SERVIZI NEL SETTORE PORTUALE: PROBLEMATICHE E OPPORTUNITÀ

 

Elena Morchio

Diem – Sezione Trasporti – Facoltà di Economia – Università di Genova

 

 

Tra i fattori di competititvità portuale, la componente qualitativa - misurata da tempi, affidabilità e varietà dei servizi offerti - sembra rivestire un ruolo sempre più importante. Tuttavia, ad oggi, manca uno standard per costi, tempi, modalità e qualità di erogazione dei servizi forniti dai diversi operatori che lavorano all'interno o nell’ambito di un terminal portuale: non esistono infatti criteri omogenei che sarebbero invece fondamentali da un lato per consentire ai diversi soggetti un’organizzazione ottimale della catena trasportistica, dall'altro per l’effettiva competitività del sistema dei servizi erogati e del porto nel suo complesso.

Inoltre la normativa vigente indica, in linea generale, i principi fondamentali cui deve essere progressivamente uniformata l’erogazione dei servizi pubblici, di cui la “Carta della mobilità” (DPCM 30 dicembre 1998) rappresenta l’applicazione al settore dei trasporti, fornendo ai singoli operatori modali un supporto per la redazione delle rispettive Carte dei Servizi adottate in questi anni.

L’articolo sottolinea l’importanza di una Carta dei Servizi Portuali, che può essere spiegata da diversi motivi, alcuni a livello locale (garanzie di certezza delle operazioni portuali e responsabilità sociale nei confronti degli utenti del porto), altri più generali, di carattere economico e sociale (potenzialità in termini di promozione dei i porti italiani, fruibilità della Carta come strumento di marketing portuale, possibile influenza di un sistema portuale efficiente per la competitività del territorio che ospita il porto).

Tale scenario economico-normativo rende quindi interessante l’analisi di fattibilità di uno strumento di autoregolamentazione come la “Carta dei Servizi Portuali”, pur in presenza di numerosi vincoli e difficoltà, dovuti tra l’altro alla molteplicità dei soggetti necessariamente coinvolti.

 

 

 

Infrastrutture, occupazione, sviluppo: elementi per la governance delle regioni marittimo-portuali

 

Enrico Musso, Claudio Ferrari

Università di Genova

 

 

E’ ormai un dato di fatto che le maggiori ricadute economiche derivanti dalle attività portuali ricadano sullo stesso territorio – quindi sulla stessa comunità - che ospita il porto, ma si diffondono su uno spazio notevolmente più ampio che nel caso dei principali scali mondiali può benissimo travalicare i confini nazionali. Ciò è tanto più vero con riferimento all’impatto occupazionale dei porti.

Con un impatto occupazionale diretto fortemente diminuito a causa della containerizzazione e dell’automazione di molte operazioni, con la provenienza esterna di buona parte del capitale necessario agli investimenti portuali, e con l’utilizzo di una sempre maggiore quantità di spazio per servire un traffico incomparabilmente maggiore che in altre epoche storiche, il saldo dei benefici e costi locali indotti dalla presenza del porto non è più così positivo. A ciò si aggiunge la rilocalizzazione verso altri paesi, a basso costo di manodopera, di attività industriali di base che un tempo trovavano nei porti dei grandi paesi industriali la loro localizzazione ottimale, delineandone il paesaggio produttivo con notevoli costi ambientali ma anche con un fortissimo indotto occupazionale.

Obiettivo del paper è la rilettura del ruolo dei porti all’interno delle economie nazionali nell’ottica della governance dei territori sui quali ricadono costi e benefici delle attività portuali.

 
 
 

Evidenze empiriche sull’inquinamento atmosferico da traffico nei paesi europei

 

Romeo Danielis

Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche, Facoltà di Economia, Università degli Studi di Trieste

Lo scopo del paper è quello di valutare la relazione empirica tra l’inquinamento atmosferico ed il funzionamento del sistema dei trasporti nei paesi europei. Essendo l’inquinamento atmosferico un fenomeno locale, spazialmente molto variabile ed avendo il sistema dei trasporti una dimensione spaziale più ampia non è facile scegliere a quale livello di aggregazione spaziale condurre l’analisi. In questo paper si è scelto di condurla a livello nazionale per mettere in risalto le differenze medie a livello europeo e le macro relazioni tra i trasporti e l’ambiente.

Si è fatto utilizzo della banca dati AIRBASE, mantenuta dalla Agenzia Europea per l’ambiente, e dei dati sui trasporti raccolti dalle istituzioni internazionali. L’analisi statistica dei dati ha consentito di stilare classifiche relative ai vari inquinanti (particolato,  ozono, biossido di azoto e benzene), individuare raggruppamenti rappresentativi tra i paesi e di effettuare regressioni tra gli indicatori ambientali e quelli relativi ai trasporti.

 

 

Deregulation and Industrial Concentration in the European Airline Industry

 
Gianni Tabacco
Institute for Transport Studies, University of Leeds.
 
 

In 1997 a full deregulation process of the European Airline Industry was completed. This paper focuses on an analysis of that liberalisation on market structure, competition and competitiveness of the European Airline Industry. Predictions are derived within the theoretical framework of the new theory of industrial structure, most fully developed by Sutton (1991, 1996, 1998), and evidence is provided to support the  predictions.

 

 

 

Metodi di trasporto ed efficienza nell’approvvigionamento energetico

 

Andrea Cirà: Università di Palermo

Fabio Carlucci: Università di saleremo

 

Lo sviluppo economico impone una progressiva crescita del fabbisogno energetico. Nel 2005 la produzione mondiale di energia primaria è stata pari a circa 40mila TWh (Terawattora = mille miliardi di Wattora), con una percentuale elevatissima, pari al 66%, di impiego di fonti fossili.

Tali considerazioni fanno intuire l’importanza che il settore dei trasporti riveste nel mercato energetico, non solo in qualità di grande consumatore, ma anche come elemento indispensabile per la distribuzione di energia tra le diverse aree del globo.

Come è ovvio la fornitura energetica può seguire diverse strade alternative che, in ogni caso, rientrano nel campo di osservazione dell’economia dei trasporti: elettrodotti, gasdotti, oleodotti, trasporto marittimo, ferroviario, ecc., anche se, in letteratura, è prevalsa una maggiore attenzione per gli aspetti concernenti le modalità di trasporto “tradizionali” dove, con questa accezione, ci riferiamo ai modi che si basano sull’utilizzo di un mezzo di trasporto, in alternativa alle tecniche che non prevedono l’impiego di mezzi viaggianti.

Lo scopo di questo studio è quello di individuare le interazioni e le specificità economiche che caratterizzano il rapporto “Trasporti – Energia”, percorrendo una strada inversa rispetto a quella battuta più frequentemente, cioè quella che considera il settore dei trasporti come uno dei principali utilizzatori di energia, con le inevitabili conseguenze che da ciò derivano. Difatti l’obiettivo prefissato si sostanzia nel tentativo di valutare se e in che termini il comparto dei trasporti può offrire un contributo positivo alle problematiche che, sempre più evidenti, provengono dal mercato energetico mondiale, confinando l’analisi al “momento” distributivo.

Sempre più spesso si assiste a problemi di approvvigionamento di prodotti energetici, ora per black-out dovuti ad interruzioni di linee elettriche, cadute nell’approvvigionamento di gas naturale dovute ad un’inefficienze delle reti di distribuzione, cambiamenti e crisi nei settori della trasformazione di prodotti petroliferi. Queste problematiche sono spesso trascurate dalla letteratura economica in materia di trasporto poiché i trasporti per condotta integrano diverse fasi (realizzazione e gestione dell’infrastruttura, trasporto del prodotto, politiche di marketing, ecc.) contrariamente a quanto avviene negli altri modi di trasporto.

L’obiettivo del nostro lavoro sarà quello di mettere in evidenza vantaggi e svantaggi nell’utilizzo dei diversi modi di trasposto dei prodotti energetici. Oltre ad effettuare comparazioni di costi fra metodi di trasporto, si cercherà di evidenziare quali sono i rischi e le problematiche che essi comportano.

 

Riferimenti bibliografici:

Petriccione S., (2005), Il trasporto di gas naturale, Il Porto di Taranto, n. 4.

Showalter P.S., (1996), Framework for environmental impact assessment of long-distance energy transport systems, Energy, Volume: 21, Issue: 7-8, July 8, 1996, pp. 693-702.

Morgan, J., (1998), Conversion of product pipeline to gas pipeline, Oceanographic Literature Review, Volume: 45, Issue: 1, January, 1998, pp. 178.

Gordijn H., (1999), Window on The Netherlands: Underground Freight Transport in The Netherlands in the Next Century, Journal of Economic and Social Geography, Volume: 90, Issue: 2, May 1999, pp. 234-241.

Nitsch V. and Schumacher D., (2004), Terrorism and international trade: an empirical investigation, European Journal of Political Economy, Volume: 20, Issue: 2, June, 2004, pp. 423-433

 

 
 

PRIORITA’ NEI PORTI ITALIANI: COMPETITIVITA’ E CONCORRENZA, NOTE.

 

D. Cazzaniga Francesetti

Informatica, Università di Pisa

 

Da cosa dipende  l’importanza internazionale dei  porti e perché i porti italiani, nonostante il vantaggio oggettivo di tempo rispetto ai porti del nord, costituito dal minor numero di giorni per raggiungerli da-per l’Oriente, non possono essere loro concorrenti. Le difficoltà poste dalla ‘colonizzazione dei porti italiani. In questo quadro si discutono gli interventi per favorire i porti italiani per contenitori:

1-     ristrutturazione del sistema organizzativo dei servizi pubblici,

2-     ristrutturazione  dei servizi marittimi portuali privati

3-     infrastrutture interne ed esterne al porto e tempi e costi totali logistici

 

 
 

A Model of Partial Regulation in the Maritime Ferry Industry

 

Angela S. Bergantino, Etienne Billette de Villemeury, Annalisa Vinella

 

University of Bari, Department of Economics, Via C. Rosalba, 53, 70124 Bari (Italy); NARS,

Ministry of Economics and Finance, Rome (Italy).

University of Toulouse, IDEI and GREMAQ, Manufacture des Tabacs, Aile Jean-

Jacques La¤ont, Bureau MF414, 21 Allée de Brienne, 31000 Toulouse (France).

University of Toulouse, GREMAQ, Manufacture des Tabacs, Aile Jean-Jacques Laont, Bureau MF007, 21 Allée de Brienne, 31000 Toulouse (France); University of Bari, Department of Economics, Via C. Rosalba, 53, 70124 Bari (Italy).

 

 

In this paper we study how recently liberalized maritime ferry industries should be regulated. This is a fundamental issue in so far as maritime transport between islands and mainland represents a service of general interest.

Indeed, it contributes to secure cohesion and integrity of national territories by limiting the geographical impediments which penalize the people leaving on the islands.

The con.guration of the European maritime ferry sector is currently evolving. The EU Regulation 3577/92 extended the service freedom principle to cabotage and short-hauls connections as from 1999. As a result, access by new competitors to former monopolies is actually registered in several European countries. Yet this evolution lacks any institutional framework resting on a comprehensive economic foundation.

Hinging on the trend observed in Europe, we focus attention on a duopoly where a regulated incumbent competes as a Stackelberg leader vis-à-vis an unregulated entrant. We argue that the design of the regulatory policy crucially depends on the goal the collectivity pursues, whether pure e¢ ciency

or redistribution in favour of the islanders, that is of the passengers who are more heavily penalized by the drawbacks of insularity. Step by step, results are contrasted with the ones which would arise under monopoly.

For the purpose of stylizing the peculiar features of the shipping sector, we adopt a number of speci.c modelling devices. First of all, we classify passengers into residents and non-residents, to whom di¤erent prices can be o¤ered.

Secondly, we account for the signi.cant tra¢ c seasonality by identifying a high and a low season and allowing for a di¤erent amount of connections to be operated in each of those. Under the previous circumstances, the prices charged on the two market segments are tied to .nance the common cost of the provided travels representing the quality dimension of the service. Thirdly, we restrict attention to the industry structure that is relevant in the European panorama, namely a duopoly where, as the EU Regulation 3577/92 prescribes, regulatory obligations are imposed to the incumbent, which would not be assumed if pure commercial interests were pursued. Finally, we require that the regulated shipper.s budget constraint be met in order to capture the European Commission.s willingness to break too long a tradition of soft budgetsand abusively diluted subsidies.

Within the framework described above, we show that, as long as e¢ ciency is the goal, the regulator needs to account for the presence of the follower to prevent ine¢ cient crowding out. Furthermore, by properly allocating tra¢ c across shippers, the regulated .rm.s budget constraint can be relaxed.

We then investigate how the optimal partial regulatory policy can be implemented. We conclude that, despite partial regulation does not directly concern the follower, decentralization of the optimal allocation to the regulated provider should be based (also) on the tra¢ c served by the unregulated shipper. This result suggests how to apply the price-cap method to partially regulated environments, rather than to traditional monopolies. The insight we draw is particularly valuable in that it provides an important practical instruction to regulatory bodies of liberalized shipping industries, which would easily extend to several other sectors (essentially utilities) that have been opened up to competition.

We subsequently shed light on the implications of adopting the territorial continuity principle to boost redistribution in favour of the residents. We establish that the public service obligations imposed on the incumbent dampen the rivals incentives to provide connections in the low season. Conversely, soft competition encourages the follower to operate in the high season, when it pockets a net rent. In a world where distribution matters, this last circumstance can be expected to raise important issues and drive to further debate.

As to customers, our model predicts that, under the redistributive partial regulation, the residents patronize the incumbent and that their consumption is partly subsidized by the non-residents. Moreover, liberalization directly benefits the non-residents exhibiting low time value, who switch to the follower when the latter.s service is cheaper.

 
 

Globalizzazione dei trasporti e mercati del lavoro

 

Vittorio Torbianelli

 

Il settore dei trasporti, considerato come industria a sé stante, nell'ambito dei fenomeni legati alla globalizzazione, offre lo spazio per alcune valutazioni sui mercati del lavoro che ai trasporti si riferiscono. L'articolo presenta un'analisi dei diversi ambiti e approcci della recente letteratura sul tema del lavoro e delle sue condizioni (quantità e tipi di impiego, equità, profili di qualificazione, contrattualità, remunerazioni comparative, situazione delle garanzie, ecc.) nell'industria mondiale dei trasporti - con particolare riferimento ai fenomeni maggiormente legati allo sviluppo della globalizzazione. Questo  in considerazione del fatto che il fattore lavoro - coordinato ove opportuno alla scelta delle tecnologie - rappresenta uno degli elementi più importanti per spiegare molteplici fenomeni dell'attuale contesto di globalizzazione, ad iniziare dall'espansione delle opportunità di trasporti internazionali a basso prezzo.

 
 

NUOVI SCENARI PER I TRASPORTI INTERNAZIONALI MERCI. DALL'ORIENTE IN TRENO.

 
Paolo Pazzaglia 
Trenitalia Spa Divisione Cargo
 
E' sempre più concreta  la possibilità che la ferrovia diventi un'alternativa anche per i traffici con l'estremo oriente.
Infatti, non solo i paesi dell'Europa dell'Est si stanno orientando a scegliere il treno per i loro traffici cargo, ma spostandoci decisamente ad oriente, anche la Cina.
Il trasporto merci su rotaia si sta avviando a riconquistare un ruolo da protagonista, dopo aver subito decenni di flessioni e sottovalutazioni a vantaggio dell'autotrasporto.
La stessa Unione Internazionale delle Ferrovie-UIC ha formulato la previsione che nei prossimi dieci anni si registrerà in Europa un raddoppio dei traffici intermodali e il dato potrebbe persino risultare sottostimato se dovessero prendere sempre più consistenza le politiche di sviluppo dei trasporti ferroviari merci che i paesi dell'Est stanno avviando.
La Cina sta guardando con grande attenzione al trasporto ferroviario e sta stanziando investimenti ingenti a livello infrastrutturale per sopperire sia alle esigenze del mercato interno legate all'elevatissimo ritmo di sviluppo, sia perchè considera la ferrovia come un'alternativa alla nave nei grandi collegamenti internazionali.
Dopo il tanto parlare che si è fatto del ruolo centrale assunto dal Mediterraneo e dall'inarrestabile progredire dei traffici marittimi, stà diventando realtà l'ipotesi che dalla Cina le merci arrivino in Europa via ferrovia.
Sono già stati effettuati servizi ferroviari tra la Cina e l'Europa settentrionale con tempi di percorrenza intorno alle due settimane, sfruttando una diramazione della linea Transiberiana che all'altezza di Irkutsk va a raggiungere Pechino attraverso la Mongolia. 

 

 
 

Processi di internazionalizzazione e logistica di distretto: un’analisi di benchmark

 

Marco Mazzarino

IUAV – Dipartimento di Pianificazione

Ca’Tron, Santa Croce 1957

30135 Venezia

 

Lo scenario competitivo attuale è caratterizzato da una costante evoluzione che le imprese sono chiamate a governare: i processi di globalizzazione da un lato e l’innovazione tecnologica, dall’altro, hanno provocato dei cambiamenti decisivi all’interno di tutta la catena del valore. In questo quadro la logistica ed il trasporto rappresentano leve strategiche per lo sviluppo competitivo soprattutto delle PMI che si trovano a gestire il trade -off costo/servizio sui mercati globali. Nel paper vengono analizzate tali dinamiche relativamente ad una best practice del settore calzature-abbigliamento: il distretto di Montebelluna. Viene proposto uno schema originale di ricostruzione della filiera logistico-trasportistica globale che, attraverso la somministrazione di un questionario, ha preso in considerazione un universo di 421 imprese, dal quale sono risultate utilizzabili 57 risposte complete opportunamente stratificate.  Dall’analisi di benchmark sono quindi emerse alcune aree critiche che hanno permesso di evidenziare i “punti deboli” del sistema logistico-trasportistico e produttivo complessivo, per i quali suggerire interventi mirati di policy sulla base di una scala di priorità. I risultati indicano come le criticità principali risiedano nelle aree del processo produttivo in connessione alle esigenze di customer service, nella gestione degli stock e nella pianificazione delle reti distributive su scala globale, mentre risultano ridimensionati le problematiche organizzative connesse al sistema dei trasporti. 

 

 

City logistics: the need for behavioral model

 

Guido Paglione

Institute for Transport Studies, University of Leeds, University Road, 36-40, - Leeds, UK

 

The importance of urban goods transports and its contribution to the quality of life for cities community as well as its impact on them, is recognized by every political institutions at all levels. The scientific interest on the subjects is strong as well.

This article shows a literature review on the subject. In particular it presents a state of the art on modelling urban goods transport.

Considering the necessity to develop a behavioural model that take into how agents respond to policy intervention the article suggests a new stream of modelling based on the recent advances in discrete choice models and on what is called the IACE methodology.

A subsequent paper will be shown the most common policies of intervention, comparing them and enlightening their advantages and disadvantages.

 
 

MODELLI A SCELTA DISCRETA PER IL BENCHMARKING DELLA QUALITà NEL trasporto PUBBLICO LOCALE

 

E. Marcucci1, V. Gatta2

 

1 Istituto di Scienze economiche, matematiche e statistiche (ISEMS), Facoltà di Economia, Università degli studi di Urbino, “Carlo Bo”, Via Battiferri, n° 42 – URBINO (PU) –

2 Dipartimento di Contabilità Nazionale e Analisi dei Processi Sociali (DCNAPS), Facoltà di Scienze Statistiche ed Economiche, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Piaz.le A. Moro, n°5 – ROMA (RM)

 

Il tema della qualità nel settore dei trasporti ha assunto ormai una posizione primaria. Avere una conoscenza approfondita degli aspetti di qualità risulta fondamentale se si vogliono affrontare argomenti come i contratti di servizio, le analisi costi-benefici o il riequilibrio modale. Occorre, dunque, preparare e mettere a punto uno strumento di indagine che sia in grado di affrontare nel modo migliore la questione. A tal fine, si è proceduto alla realizzazione di una metodologia di analisi congiunta basata sulle preferenze dichiarate dagli utenti. La ricerca è stata effettuata in diverse aree geografiche della regione Marche. In questo modo, non solo è stato possibile avere un quadro della situazione attuale in termini di qualità del servizio offerto, ma si sono anche individuati i pesi delle componenti di qualità del servizio. Il confronto tra i diversi livelli di qualità del trasporto pubblico locale riscontrati in ciascuna zona è stato garantito dall’impiego di un opportuno modello statistico di scelta discreta. I risultati permettono, inoltre, di raccogliere preziose informazioni da un punto di vista strategico: è possibile, infatti, identificare le dimensioni del servizio sulle quali dover intervenire.

 
 

Patto e Piano della Logistica per la competitività del Sistema Paese

 

Rocco Giordano

 

L’attuazione del Patto della Logistica, che la Consulta Generale dell’Autotrasporto e della Logistica si era impegnata ad elaborare all’indomani della sottoscrizione del documento – il 1° Luglio dell’anno 2005 a Palazzo Chigi – si è concretizzata con la approvazione del Piano della Logistica elaborato a specificazione ed a completamento delle analisi e valutazioni affinché gli impegni assunti dalla parti potessero pervenire ad un livello di operatività nella logica dell’obiettivo prefissato: migliorare ed efficientare il settore dei trasporti e della logistica per la competitività del Sistema-Paese.

In questi mesi, a partire dal 1° Luglio, sono state infatti traguardate cinque tappe fondamentali del percorso di programmazione, pianificazione, regolamentazione per il settore, che rappresentano i capisaldi attraverso i quali marcare – rispetto al passato – quelle discontinuità necessarie a far guadagnare efficienza al sistema e che rappresentano gli approfondimenti degli indirizzi contenuti nel PGTL:

1)     Approvazione della Legge Delega n. 32/2005 e dei Decreti legislativi di attuazione n. 284 e n. 286 del 21 novembre 2005, indispensabili per accompagnare il nostro settore in un processo di liberalizzazione regolata, disciplinando nel contempo il ruolo della Consulta Generale per l’autotrasporto e la Logistica e quello del Comitato Centrale per l’Albo dell’Autotrasporto;

2)     Individuazione di macro-aree regionali per la logistica, di cui al DPEF 2006-2009, e conseguente definizione di una rete portante dei nodi e dei terminali per un rilancio del trasporto combinato a scala nazionale ed internazionale, unitamente ai regolamenti per l’erogazione degli incentivi di cui alla Legge 166/2002 - ex art. 28 - ed alla Legge 265/2003 - ex art. 3;

3)     Accordo di Palazzo Chigi del 17 Novembre u.s. per definire gli impegni del Governo nei confronti del mondo dell’autotrasporto, riguardante imprese, sicurezza, intermodalità, fiscalità, valichi alpini, carburante, per consentire il passaggio ad un mercato liberalizzato;

4)     Approvazione del Piano della Logistica, per la competitività del sistema Paese, approvato all’unanimità dalla Consulta Generale dell’Autotrasporto e della Logistica il 1° marzo 2006, in cui sono stati analiticamente analizzati e valutati i principi sottoscritti nel Patto, per arrivare a definire un programma operativo di sviluppo della razionalizzazione e potenziamento del sistema dei trasporti e della logistica delle merci. L’obiettivo del Piano è quello di traguardare entro il 2010 un obiettivo: ridurre i maggiori costi per trasporti e logistica del nostro Paese rispetto alla media dei costi dei Paesi europei, cioè 40 miliardi di Euro;

5)     Impostazione di politiche di filiera, attraverso programmi interministeriali di intervento prioritari che hanno coinvolto Ministero delle Politiche Agricole, Ministero delle Attività Produttive, Ministero della Salute, Ministero dell’Ambiente, e che hanno consentito l’avvio di cinque progetti pilota riguardanti la distribuzione urbana delle merci, la filiera logistica del farmaco al servizio del settore ospedaliero, la filiera del settore agro-alimentare, la filiera dei rifiuti industriali riguardante il settore degli elettrodomestici (nella logica della “reverse logistic”), la filiera delle merci pericolose.

 

La globalizzazione e l’attraversamento delle Alpi: opzioni alternative di politica dei trasporti

 

Gerardo Marletto –Università di Sassari

 

Il contributo assume lo scenario di crescita dei flussi globali di trasporto e, in particolare, la crescita dei flussi Far-EastàEuropa attraverso il Mediterraneo.

A partire da tale scenario di crescita delinea tre opzioni alternative di politica dei trasporti, di cui evidenzia i riferimenti di teoria economica ed illustra gli interventi che ne derivano.

Qui di seguito si illustrano i connotati generali delle tre opzioni.

 1. L’opzione dello sviluppo

Punta a candidare l’Italia come “piattaforma logistica” al servizio dei flussi Far-EastàEuropa, per sfruttare le opportunità di reddito e di occupazione che ne deriverebbero.

Assegna particolare rilevanza allo sviluppo della capacità dei porti e alla loro integrazione nelle reti fondamentali, nazionali ed europee. Ne deriva tra l’altro la necessità di costruire nuove maglie ferroviarie e stradali di attraversamento delle Alpi.

Un’azione di marketing territoriale per l’attrazione di investimenti esteri nel settore della logistica completa questa prima opzione.

2. L’opzione dello sviluppo sostenibile

Assume dall’opzione precedente la considerazione della posizione geografica italiana come opportunità di sviluppo.

Punta però a ridurne gli effetti ambientali negativi, con particolare riferimento alla protezione dell’ambiente alpino.

Strumenti tipici di tale opzione sono:

-                     la dissuasione con strumenti economici del trasporto stradale di attraversamento delle alpi,

-                     la preferenza per l’ammodernamento e la costruzione di infrastrutture di trasporto ferroviario,

-                     la promozione del trasporto intermodale e della logistica moderna.

 

3. L’opzione della decrescita

Parte dalla considerazione delle Alpi come bene comune non riconducibile in alcun modo al mercato e dalla considerazione della sua capacità di carico (carrying capacity).

Ne deriva l’orientamento alla dissuasione del traffico di attraversamento e, di conseguenza, l’opposizione alla costruzione e al potenziamento delle grandi opere di corridoio.

Corollario rilevante è la promozione della logistica del ciclo corto, al servizio cioè del radicamento locale delle attività di produzione.

Il contributo si conclude con un’analisi degli elementi critici di ciascuna opzione e con un primo tentativo di comparazione.

 
 

I trasporti tra globalizzazione e crisi dell'ultimo miglio

 
Pietro Spirito
 
1. Crescita degli scambi e crisi della mobilità delle merci
 
I processi di globalizzazione e delocalizzazione comportano una crescita degli scambi di merce che viaggiano a ritmi più intensi rispetto alla crescita del prodotto nazionale, per effetto di un modello di specializzazione che colloca l'industria manifatturiera e l'industria di base sempre più nei Paesi di nuova industrializzazione, lasciando nei Paesi già industrializzati le funzioni di assemblaggio e le funzioni di commercializzazione. Questa evoluzione del modello industriale non è stata accompagnata da un ridisegno della logistica coerente con la trasformazione del panorama industriale. Ne è derivata una crescente congestione
 
2. I colli di bottiglia nello scambio modale: porti, interporti, inland terminal
 
La congestione trova il suo punto di maggiore evidenza nei luoghi dello scambio modale, vale a dire nei porti, negli interporti e negli inland terminal, storicamente concepiti in una fase nella quale si guardava al modello industriale tradizionale, rivolto a trovare sbocco alle merci prodotte sul mercato nazionale, per i fabbisogni legati all'input delle materie prime, per la distribuzione delle merci prodotte all'interno dello stesso territorio o per l'esportazione verso l'estero della stessa produzione. L'aumento esponenziale della importazione di prodotti finiti, o semifiniti, dall'estero, costituisce una discontinuità che vede le strutture di interscambio non preparate a gestire gli afflussi, sia dal punto di vista delle quantità, sia dal punto di viata della qualità delle lavorazioni necessarie, sia dal punto di vista del transit time richiesto.
 
3. L'attenzione spasmodica sugli investimenti nelle infrastrutture e la disattenzione sulle necessarie innovazioni gestionali
 
La risposta che si tende a dare è quella di concentrare l'attenzione sugli investimenti necessari per l'adeguamento delle infrastrutture di linea: grandi opere, dai tempi necessariamente lunghi di realizzazione, che però non incidono sui colli di bottiglia che sono costituiti dai nodi di interscambio, ed anzi tendono ulteriormente ad aggravare la congestione proprio laddove oggi si genera inefficienza di sistema. Poco si pone il focus sulle infrastrutture puntuali di interscambio, e pochissimo si pone attenzione alle necessarie, ma indispensabili, innnovazioni gestionali nei modelli di funzionamento delle infrastrutture esistenti, che richiedono innanzitutto interventi sulle tecnologie della informazione fondamentali per accelerare il transit time, individuando ottimizzazioni nei modelli di trattamento delle merci.
 
4. Le città e le merci: un tema alla periferia dell'attenzione
 
I nodi sono tendenzialmente collocati nella prossimità delle grandi aree metropolitane, laddove si addensa la domanda di consumo delle merci. Si tratta di aree delicatissime, nelle quali si concentrano e si sedimentano altri flussi di mobilità, soprattutto quelli legati al commuting delle persone ed ai viaggi di media e lunga percorrenza dei cittadini. La tendenza che rischia di emergere è quella di collocare i punti di interscambio delle merci all'esterno della cinta delle aree metropolitane, per evitare le interferenze con il circuito del trasporto passeggeri. Si genera però così un perverso circuito che rischia di accentuare ancor più l'interferenza tra i flussi di traffico, in quanto, se le strutture di interscambio sono collocate in modo sensibilmente distante dai centri di consumo, si accentua la percorrenza inevitabilmente camionistica delle merci nelle città, perchè è poi solo il camion che può dare la risposta di penetrazione diffusa nelle città, se i punti di interscambio sono distanti dall'area metropolitana. Scelte di apparente razionalità ingegneristica, come quella di collocare i nodi di interscambio in modo esterno rispetto alla cinta metropolitana, rischiano però così di accentuare la congestione urbana.
 
5. Il sistema ferroviario tra proclami di rilancio e crisi gestionale: uno sguardo alla evoluzione su scala europea, con le conseguenze per l'assetto logistico della Unione
 
Sono decenni che si ripete la retorica del riequilibrio modale e del ruolo che le ferrovie possono giocare per ridurre la congestione delle strade, delle autostrade e delle città. Quello che manca è da un lato un atteggiamento conseguente nelle politiche dei trasporti e dall'altro un lavoro gestionale sul sistema ferroviario coerente. Le politiche nazionali dei trasporti continuano ad erogare contributi di parte corrente a sostegno di un autotrasporto italiano frammentato e diffuso, che per questa via continua ad esprimere reazione competitiva di compressione dei prezzi del trasporto, rendendo difficile la competitività del modo ferroviario. D'altro canto, i costi di produzione del servizio ferroviario risentono ancora di una struttura industriale di tipo monopolistico, mentre la competizione intramodale tarda a decollare per effetto del fatto che l'industria ferroviaria nel suo insieme non genera quei plusvalori economici indispensabili per attirare l'interesse di nuovi investitori.

 



[1] Il lavoro trae spunto dalle ricerche e dai risultati dell’indagine conoscitiva sulle “Dinamiche tariffarie del trasporto aereo passeggeri”  condotta dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (IC24, conclusasi nell’Aprile 2005, le cui conclusioni sono state pubblicate nel Bollettino n.17/2005). Le opinioni espresse nel presente articolo impegnano comunque esclusivamente l’autore e in nessun modo l’istituzione di appartenenza.